No Gronda

Cronistoria

Dal numero di aprile 2011 della rivista "VerdeAmbiente"
"GRONDA - CRONISTORIA DELL’IDEA PROGETTUALE"

La proposta progettuale identificata come “Tracciato 2” sull’opuscolo “La Gronda di Genova - Dibattito Pubblico”, distribuito in occasione degli incontri del “Dibattito Pubblico” organizzato da parte del Comune di Genova nel periodo febbraio/aprile 2009, rappresenta l’ultimo evoluzione di una idea progettuale della quale troviamo una prima proposta già nel lontano 1968.

A tale data risale infatti un prima idea di raddoppiare il tratto costiero Genova-Voltri/Genova-Rivarolo della A10 con un nuovo tracciato leggermente più a monte. (Rif. Studio della CCIAA di Genova, pubblicato su Le Compere di San Giorgio del Dicembre 1968).

La fase attuativa di questo progetto si concretizza circa 20 anni dopo, ma ad inizio anni ’90, la mobilitazione di una notevole parte della cittadinanza coinvolta dal tracciato dell’opera (specie la popolazione di Rivarolo e della Val Torbella) si tradusse nell’abbandono della realizzazione del progetto.

Il problema della congestione del traffico stradale e autostradale del “Nodo di Genova” fu nuovamente affrontato ad inizio anni 2000 e si tradusse in una serie di indicazioni relative ad infrastrutture da realizzare nel quadro delle opere di preminente interesse nazionale (Rif. Legge 21 Dicembre 2001, n. 443, “Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive”, nota anche come Legge Obiettivo).

L’Allegato 2 di tale Legge intitolato “Interventi strategici di preminente interesse nazionale” elenca, per quanto concerne il punto 9 - Liguria, una serie di interventi tra i quali:

Per quanto concerne i “Corridoi Ferroviari” - Tratta Genova - Milano (terzo valico dei Giovi) - Nodo ferroviario di Genova Per quanto concerne il Sistema urbano e metropolitano: - Adeguamento rete metropolitana di Genova - Nodo autostradale e stradale di Genova, comprese infrastrutture di raccordo (tunnel Rapallo-Fontanabuona, Santa Margherita).

Dopo circa due anni di studi e valutazioni, nel dicembre 2003, si perviene in sede di accordo nas/Regione/Provincia/ Comune ed Aspi (Autostrade per l’Italia) alla individuazione di un nuovo tracciato che, accantonata l’idea di affiancare al ponte Morandi un nuovo viadotto, individua nella soluzione sub-alveo la soluzione del problema di attraversamento del torrente Polcevera.

Si arriva pertanto allo stadio di Progetto Preliminare Avanzato, che risulta tecnicamente realizzabile, ma durante la Valutazione di Impatto Ambientale la Regione individua possibili problemi di inquinamento delle falda acquifera situata sotto il Polcevera: il progetto viene così abbandonato.

Il 27 Febbraio 2006 viene resa pubblica una nuova idea progettuale: il “Protocollo d’Intesa” tra Regione /Provincia / Comune ed Anas S.p.A. il quale individua, per la cosiddetta “Gronda di Ponente”, un tracciato praticamente parallelo al tratto urbano Voltri / Genova-Aeroporto implicante il raddoppio del ponte Morandi; questo protocollo viene sottoscritto il 3 Agosto 2006 alla presenza del Ministro alle Infrastrutture.

Vengono portati a termine nel periodo Agosto 2006 / Febbraio 2008 lo Studio di Fattibilità ed il Progetto Preliminare Avanzato; viene successivamente individuato nel “Canale di Calma” prospiciente lato mare l’Aeroporto, il sito ove depositare il materiale di risulta, contenente minerali amiantiferi, proveniente dallo scavo delle gallerie previste.

Anche l’iter di questo progetto viene arrestato in quanto nell’Agosto 2008 il Comune di Genova propone un nuovo tracciato e Comune / Provincia / Regione comunicano al Ministero delle Infrastrutture / ANAS / ASPI una nuova proposta di tracciato, molto più discosta dal tracciato genovese della A10, e con un percorso più che doppio rispetto al Progetto 2008, in quanto ritenuto migliorativo in termini di valutazione costi / benefici. Per giustificare questo cambiamento di rotta il Comune di Genova fa seguito nell’Ottobre 2008 istituendo un “Dibattito Pubblico”, che coinvolga cioè i singoli cittadini e le Municipalità genovesi interessate dal nuovo tracciato proposto.

Viene da chiedersi perché il nuovo sindaco di Genova (Vincenzi) si esprima in maniera così difforme rispetto al suo predecessore (Pericu) preso atto che entrambi sono stati espressi da coalizioni politiche di orientamento simile: non è forse distante dal vero ipotizzare che, essendo stato anche il Progetto 2006 avversato da parte di comitati di cittadini del ponente genovese (Voltri) e della parte bassa della Valpolcevera, la nuova soluzione potrebbe risultare meno contestata da parte delle popolazioni coinvolte negli espropri delle abitazioni.

A questo punto i fatti presentano una evoluzione apparentemente inspiegabile. Durante i due mesi di Novembre e Dicembre 2008 viene ripescata per confronto la soluzione “Progetto Avanzato 2008” e vengono proposte altre due nuove idee progettuali: una che prevede l’attraversamento della Valpolcevera immediatamente a sud del ponte Morandi, una seconda che prevede invece un tracciato che attraversa il Polcevera più a nord del tracciato proposto dal Comune nell’Agosto 2008.

Ma non solo. Con la documentazione da distribuire ai partecipanti al dibattito pubblico già in preparazione per la stampa, il Comune di Genova (Gennaio 2009) fa introdurre una ulteriore quinta ipotesi di tracciato che prevede l’attraversamento della Valpolcevera immediatamente a nord di Bolzaneto.

Ovviamente anche questo tracciato presenta una lunghezza più che doppia rispetto al Progetto Preliminare Avanzato 2008, e viene da chiedersi perché il Comune di Genova, che soltanto quattro mesi prima ha  fermato l’iter di tale progetto formulando una proposta di tracciato differente in quanto meno impattante, ne proponga ora uno ulteriore.

E’ quindi evidente che in soli quattro mesi di tempo il Comune ha avuto modo di ricredersi in merito alla validità della propria proposta dell’Agosto 2008. E’ pertanto logico chiedersi con quale professionalità sia stata avanzata la proposta dell’Agosto 2008 e se la stessa non sia stata piuttosto formulata in fretta e furia per interrompere l’iter del Progetto Preliminare Avanzato del Febbraio 2008. (Senza questa azione del Comune infatti l’iter si sarebbe concretizzato nella formalizzazione del progetto definitivo).

La conduzione e la evoluzione di tutto il Dibattito Pubblico confermeranno in seguito che la proposta del Gennaio 2009 era la Soluzione Preconfezionata alla quale il Dibattito Pubblico doveva assolutamente condurre. Purtroppo non è avvenuto così ed a causa di ciò, dal Maggio 2009 ad oggi il Comune di Genova ha dovuto ricorrere ad una serie sempre più ampia e pesante di forzature e di atti illeciti per poter portare avanti pervicacemente la soluzione che nel suo intendimento deve essere realizzata ad ogni costo.

2) ELENCO DI FATTI, OMISSIONI, DICHIARAZIONI GRATUITE E FALSITA’

2.1) “Opzione zero”

In sede di presentazione del Dibattito Pubblico il Vicesindaco Pissarello ha ribadito che la “Opzione zero” non avrebbe fatto parte del dibattito. Considerazioni: L’ Art. 3, 3° comma del Decreto Legislativo 20 Agosto 2002 n. 190 recita: «(Omissis) Ove, ai sensi delle disposizioni nazionali o regionali vigenti, l’opera sia soggetta a valutazione di impatto ambientale, il progetto preliminare è corredato anche da studio di impatto ambientale e, una volta emessi i regolamenti di cui all’art. 15, comma 3, degli ulteriori elaborati ivi eventualmente previsti e reso pubblico secondo le procedure previste dalla legge nazionale o regionale applicabile. (Omissis)». In base a tale prescrizione e citando l’art. 19, comma 1, del medesimo D.L. “ La valutazione di impatto ambientale2individua gli effetti diretti ed indiretti di un progetto e delle sue principali alternative, compresa l’alternativa zero, sull’uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull’aria, sul clima, sul paesaggio e sull’interazione fra detti fattori, nonché sui beni materiali e sul patrimonio culturale, sociale ed ambientale e valuta inoltre le condizioni per la realizzazione e l’esercizio delle opere e degli impianti”. A questo punto la domanda è: “Essendo nato con questo vizio sia di forma che di sostanza può ritenersi che le persone che hanno voluto il Dibattito Pubblico, ma anche coloro che lo hanno gestito, abbiano operato secondo quanto prescritto dalla normativa citata, ovvero dalla legge?”. Il nostro parere è negativo e possiamo aggiungere che, nonostante le nostre ripetute richieste di considerare anche l’opzione zero, gli organizzatori ed i conduttori hanno continuato ad operare cocciutamente in condizioni di “cosciente ignoranza”. Ma c’è di peggio: questa ignoranza è ancor più assolutamente non scusabile nei confronti dei tecnici e del project leader di ASPI che dovrebbero masticare la materia come loro pane quotidiano. Ma se non si tratta di ignoranza, di che cosa si deve parlare?

2.2) “La gronda è necessaria”

Il Sindaco Vincenzi ha continuato a dire che dal dibattito pubblico è emerso che il tracciato prescelto è stato la “Soluzione 2”; a questa affermazione si sono accodati il capogruppo del PD in Comune Sig. Danovaro e l’Assessore alla Cultura Ranieri.

Questa affermazione è falsa: riportiamo, per smentire inequivocabilmente quanto asserito dal sindaco, due passi di quanto scritto nel Rapporto Conclusivo redatto da parte della Commissione per il Dibattito Pubblico sulla Gronda di Genova. A pag. 83 di tale documento, intitolato “Rapporto conclusivo - Posizioni, argomenti e proposte emersi nel dibattito” al Capitolo Conclusioni, paragrafo “Non solo Gronda”: «Le riflessioni sviluppate attorno al problema della congestione del nodo di Genova hanno confermato che la Gronda non è il rimedio, ma uno dei possibili rimedi. Il merito dei sostenitori della “opzione zero” è stato quello di richiamare l’attenzione sullo sviluppo del trasporto su ferro e di opere stradali e di aver proposto politiche integrate per una mobilità “dolce”. Una parte di tali interventi è già nell’agenda delle istituzioni, ma la richiesta di un più deciso impulso in queste direzioni è emersa con forza nel corso del dibattito».

Poiché il “Rapporto” riporta “posizioni, argomenti e proposte emersi nel dibattito”, qualora dal dibattito un qualunque attore (ad esempio il Comune) avesse proposto di adottare la il “Tracciato 2” questa posizione sarebbe stata citata. Non vi è menzione di questo in nessuna parte del “Rapporto”.

A pag 84 del medesimo documento al paragrafo “I rischi” viene scritto. «Il dibattito ha messo in evidenza le fortissime preoccupazioni che i cittadini nutrono per i rischi che l’opera potrà generare per la salute, l’ambiente e il paesaggio, sia nella fase dei cantieri che in fase di esercizio. Il dibattito è servito per affrontare questi temi con il contributo di esperti e per stimolare Aspi e tutti gli enti competenti ad adottare con il massimo rigore le misure necessarie ad abbattere tali rischi o, nel caso che questo risultasse impossibile, a rivedere l’impostazione del progetto».

Dobbiamo notare che, ancora in assenza alla data odierna di un Progetto Preliminare, e pertanto in assenza di VIA - Valutazione di Impatto Ambientale, (o di VAS), esponenti del Comune di Genova (Assessore Ranieri) asseriscono e ribadiscono che il “Tracciato 2” è comunque da considerarsi definitivo. Questo atteggiamento di pervicace negazione delle conclusioni scritte del Dibattito Pubblico in quanto sgradite da parte di tali personaggi si commenta da solo. Ed infine a pag. 85 al paragrafo “Le acquisizioni sociali”:

“Il dibattito pubblico ha messo infine in luce l’esistenza di una profonda frattura sociale che si è manifestata sul tema della Gronda, ma che ha radici più remote ed è destinata a riproporsi. Ci riferiamo alla protesta espressa in val Polcevera ed a Voltri. Essa presenta due facce diverse anche se connesse. - Il conflitto territoriale (Omissis) - Il conflitto sul modello di sviluppo (Omissis)” Di tutto questo malessere della popolazione di questa vasta area di Genova il Comune, ed in primis il Sindaco, non hanno tenuto minimamente conto: anzi in occasione della seduta del Consiglio Comunale del 20 Ottobre 2009, tenutasi per l’approvazione del nuovo “Protocollo di Intesa” (“Versione Comune di Genova” - V. al sottostante punto 2.3), al termine della riunione il sindaco ha indirizzato un congedo breve, ma molto volgare, nei confronti del pubblico che contestava la decisione e rumoreggiava.

2.3) La farsa delle tre stesure del nuovo protocollo d’intesa

Il documento esplicita nel titolo ciò che dovrebbe essere: una “Intesa”. Invece non è stato così. Nel Giugno 2009 la Giunta Regionale approva un documento che richiamandosi a quanto previsto dalla Legge Obiettivo include tra le opere anche il Tunnel della Fontanabuona.

In data 20 Ottobre il Consiglio Comunale approva una stesura del Protocollo di intesa che elenca tutte le stesse opere citate dal Protocollo della Regione, ma non contempla il tunnel della Fontanabuona. A seguito di richiesta di chiarimento circa l’omissione emerge che il “Tunnel della Fontanabuona” non è stato inserito in quanto opera non facente parte del territorio comunale di Genova.

La riprova che qualcosa non è chiaro emerge dalla più attenta lettura del Protocollo del Comune approvato nel corso della riunione del 20 Ottobre 2009, ove non compare il tunnel della Fontanabuona, ma peraltro compare “La riorganizzazione della viabilità di collegamento intercomunale della vallata dell’Entella e delle sue interconnessioni con il sistema autostradale (Stazione di Lavagna)”. A che titolo e per quale ragione il Comune di Genova si premure di inserire nel “suo” Protocollo quest’ultima opera, anche essa “Fuori Comune”, dal momento che non ha inserito il Tunnel della Fontanabuona?

A complicare ( e confondere) ulteriormente le cose si inserisce pochi giorni dopo (inizio novembre 2009) il “Protocollo” della Provincia che, come testo riproduce esattamente quello del Comune, ma ne vincola la validità alla preliminare attuazione di una serie di interventi sulle infrastrutture scaturiti da richieste (O.d.G.) delle componenti di Estrema Sinistra e Verdi facenti parte della maggioranza consigliare.

La situazione di confusione si protrae sino al giorno 8 Febbraio 2010. In tale data infatti, in occasione dell’incontro di Genova per la firma del nuovo Protocollo d’intesa il testo di Protocollo presentato dal Comune viene firmato dal Sindaco di Genova, dal Presidente della Provincia di Genova, il quale però firma precisando “ + Allegati” (ossia tutti gli O.d.G. sopra citati), ma non viene firmato dal Presidente della Regione. L’impressione che se ne ricava è penosa. Non potevano forse i tre enti concordare preventivamente un testo unico ed evitare la figuraccia nei confronti del Ministro Matteoli intervenuto anche lui per apporre la firma del Ministero delle Infrastrutture?

2.4) L’apertura dei “Front Office(S)”

A questo punto, ed in assenza di un nuovo “Protocollo Concordato”, cioè  in mancanza di una nuova idea progettuale condivisa esplicitamente anche da parte della Regione, il Comune di Genova decide di andare avanti “da solo”. Si deve quindi rilevare che da questo momento, smentendo platealmente quanto sbandierato in fase di istituzione e di conduzione del dibattito pubblico, il Comune di Genova inizia un percorso solitario, sempre più ambiguo tra l’illiceità e l’illegalità. A questo comportamento non sono forse estranee dichiarazioni rese alla stampa o forse anche pressioni esercitate da parte della Società Autostrade per procedere il più speditamente possibile alla realizzazione dell’opera. Pertanto, in assenza di un Progetto Preliminare approvato dal CIPE come prescrive la legge, il Comune di Genova e per esso Sindaco ed Assessori competenti si permettono di aprire nelle sedi dei comuni del Ponente (Voltri) e Valpolcevera (Bolzaneto) due uffici di “Front Office” aventi il compito di informare la cittadinanza e specificamente i cittadini interessati potenzialmente da esproprio delle abitazioni per la realizzazione della nuova autostrada, se le loro abitazioni rientrino veramente tra quelle da abbattere.

La domanda è chiarissima: come è possibile dare risposte ai cittadini se non esiste un tracciato “approvato” almeno a livello di Progetto Preliminare? E’ lampante l’esclusivo scopo politico di forzare tempi e cose. Ma come possono gli uffici comunali (Front Office) che non sono depositari di alcuna certezza, di mettere in angoscia, o anche soltanto in apprensione, persone e famiglie alle quali si dà praticamente per certo che dovranno lasciare le loro case?

Quale altro termine se non qualificare questo comportamento come infame? A fronte di questa situazione il Coordinamento dei Comitati NOGRONDA decide di scendere in campo e chiude simbolicamente per mezza giornata l’accesso ai front-office di Voltri e di Bolzaneto. La reazione del Comune è ancora una volta spezzante. Purtroppo si deve anche sottolineare che i funzionari distaccati a rispondere al pubblico in tali Front-Office molto spesso non sono stati in grado di rispondere a precisi quesiti posti da molti cittadini, inoltre quando ciò è avvenuto si deve mettere in evidenza che le risposte sono state fornite partendo da documenti e cartografie basati sul presupposto errato di un tracciato ritenuto già definito.

2.5) Le trivellazioni

Ad inizio settembre 2010 alcuni abitanti della zona di Bolzaneto segnalarono l’installazione di una trivella per carotaggio di terreno nella zona di fondovalle sulla sponda destra del torrente Polcevera. L’installazione fu oggetto di contestazione da parte di un notevole numero di abitanti di Bolzaneto. A questa operazione seguì ben presto l’installazione di altre trivelle nelle zone di Geminiano e Begato. All’inizio di ottobre una trivella fu installata a Murta in Via Monterosso, ma trattandosi di strada privata per la quasi totalità del suo tracciato, alcuni frontisti, non avendo ricevuto nessuna richiesta preventiva di autorizzare il passaggio, fecero presente la situazione agli addetti alla perforazione ed il giorno dopo fecero presente ad un gruppo di vigili urbani presentatisi per l’occasione, che non avrebbero permesso il transito del personale della ditta incaricata di effettuare le perforazioni. Infatti fu immediatamente costituito un presidio permanente di vigilanza (che continua attualmente ininterrottamente da oltre 80 giorni) per non consentire il passaggio di persone non autorizzate transitare su proprietà privata e pertanto, come anticipato ai Vigili Urbani e successivamente a Polizia e Carabinieri che si recarono ripetutamente sul luogo, anche agli eventuali tecnici ed operatori della società che posizionò la trivella (Imprefond - Trieste, su incarico di Spea). Alla data odierna risulta che domani, 21 dicembre, l’impresa rimuoverà la trivella, rinunciando così al carotaggio programmato.

Altre trivelle, posizionate senza autorizzazione su strade comunali nella zona di Voltri, sono state fatte rimuovere da parte dei vigili urbani. Altre trivelle posizionate in val Polcevera sono state contestate: in particolare due di questi macchinari (Fregoso e Geminiano) hanno subito danni da parte di ignoti.

2.6) L’osservatorio

L’ennesimo atto “fuori tempo” messo in opera da parte del Comune di Genova si è concretizzato nella indizione di votazioni per eleggere dieci membri, rappresentanti dei cittadini, da insediare nell’ “Osservatorio” incaricato teoricamente di esercitare funzione di proposta e di controllo di corretta realizzazione del progetto approvato.

Nel merito e nella sostanza questa è l’ennesima riprova del fatto che, ammantandosi di un abito di democrazia partecipata, in effetti il Comune tenta di dare forma ad una struttura, costituita sulla carta “per controllo e proposta” da parte dei cittadini residenti nelle zone interessate dal passaggio dell’opera, ma in effetti strutturata in modo che i cittadini, non costituendo la maggioranza dell’Osservatorio, non avrebbero alcuna possibilità reale di esplicare funzioni decisionali volte a contrastare eventuali comportamenti erronei od illeciti da parte del realizzatore dell’opera.

A dimostrazione della totale velleità dell’iniziativa si mette in rilievo come in occasione della consultazione del 28 Novembre u.s., volta a far eleggere i dieci rappresentanti della popolazione, su circa 70.000 aventi diritto al voto si siano presentati a votare meno di 600 cittadini, cioè meno dell’1% degli aventi diritto al voto.

Questa risibile percentuale è stata ottenuta nonostante l’assessore Ranieri abbia battuto tutte le sezioni PD della Valpolcevera e del Ponente per sollecitare iscritti e simpatizzanti alla partecipazione.

3) COMMENTI E QUESTIONI DI MERITO

Il Coordinamento dei Comitati No- Gronda ha approfondito tutta la documentazione e gli elaborati disponibili in merito all’opera proposta rilevando che quanto messo a disposizione è risultato palesemente lacunoso, impreciso e raffazzonato sia nella forma sia nei contenuti.

In particolare il documento “Lo studio trasportistico” riporta una notevole serie di errori ( Valori percentuali errati, ripetuta mancanza di unità di misura relativamente ai dati, didascalie errate, titoli di tabelle riepilogative errati) nonché ipotesi di lavoro “datate”, ed ormai manifestamente errate, in merito alle proiezioni di traffico veicolare di movimentazione portuale, nonché all’andamento demografico della città e del circondario (quest’ ultimo preso peraltro in considerazione per “gonfiare” i numeri).

Infine in nessun documento messo a disposizione da parte del “Dibattito Pubblico” risultava che la società proponente il progetto avesse tenuto conto dello scenario completo delle prospettive di traffico a carico del “Nodo di Genova”: omettendo cioè totalmente qualsiasi considerazione in merito a progetti già “in itinere” di interventi sulla viabilità sia carico del Comune di Genova, sia a carico delle Ferrovie.

Rimaniamo agli esempi più rilevanti: Strada di Sponda Destra del Polcevera, ampliamento della sede stradale di Lungomare Canepa e suo prolungamento oltre il Polcevera sino a Cornigliano, realizzazione del “Terzo Valico”, potenziamento e razionalizzazione del nodo ferroviario genovese. Argomenti questi che sulla stampa cittadina sono trattati e dibattuti da decenni e che pertanto avrebbero dovuto essere tenuti obbligatoriamente in considerazione da una azienda che esplica la propria attività impattando significativamente sul territorio. Il Dibattito Pubblico ha peraltro messo in evidenza anche il cinismo di chi si è permesso di schernire le sacrosante dimostrazioni dei comitati no-gronda che dalla gronda sarebbe pesantemente penalizzato ed obbligherebbe i propri figli ad esserlo per le generazioni a venire.

Come rappresentanti della “Genova che conta” questi signori hanno ancora una volta dimostrato, se ce ne fosse bisogno, il loro spessore culturale: veramente poca cosa se, brillando per assenza nelle sedi proposte per lo svolgimento del Dibattito Pubblico, non hanno colto l’importanza di questo momento di confronto.

Ai vari momenti di incontro, ai quali noi abbiamo partecipato assiduamente non li abbiamo visti, né hanno parlato; né abbiamo visto partecipazione consistente di “genovesi di città”. Per pubblicizzare il loro interessato punto di vista le associazioni che i precitati signori rappresentano, nonché i loro fiancheggiatori, non hanno saputo fare di meglio se non affittare ripetutamente pagine di giornale.

In merito alle ragioni ostative alla realizzazione dell’opera proposta, pur nei limiti di una conoscenza al momento limitata alla disponibilità di poco più di un abbozzo di progetto, si possono avanzare i seguenti rilievi di carattere generale: 1) Il tracciato proposto implicherebbe dal punto di vista ambientale un pesantissimo impatto, sia dal punto di vista visivo e paesaggistico, sia in termini di emissioni gassose, di particolato (polveri sottili: Pm10 , Pm2,5) e di rumore. Tali negatività risulterebbero particolarmente pesanti nella zona di Voltri e nella Valpolcevera, nonché su molte vallette laterali, tributarie del Polcevera. E’ inoltre necessario segnalare che, per quanto riguarda la Valpolcevera, il tracciato proposto risulterebbe prossimo ai limiti comunali di Ceranesi e di Sant’Olcese: quindi anche questi comuni sarebbero interessati dai nuovi gravami di carattere ambientale. 2) La realizzazione del tracciato ipotizzato si tradurrebbe in un nuovo grande scavalcamento “in quota” del Polcevera ( lunghezza circa 900 m ), sovra passando con due viadotti a tre corsie per senso di marcia il nuovo mercato ortofrutticolo di Genova ( Inaugurato nell’ottobre 2009 ). Data la tipologia dell’insediamento ci si chiede come questa attività, di movimentazione di frutta e verdura allo stato sfuso, potrebbe risultare compatibile con le ricadute di inquinanti provenienti dal viadotto. 3) Il grande pilone di sostegno del ponte “strallato” verrebbe posizionato all’interno del perimetro del mercato ortofrutticolo; all’interno di tale area dovrebbero essere pure realizzati piloni “temporanei” per sostenere la realizzazione del ponte durante la fase di costruzione dello stesso. 4) In Italia non si costruiscono più autostrade all’interno di città da almeno venti anni: forse la Soc. Aspi ed il Comune di Genova considerano le zone di Bolzaneto e di Voltri come non facenti parte del tessuto cittadino. O più verosimilmente come “marginali”: nelle quali quindi se “serve” far passare una nuova autostrada lo si può fare senza porsi troppi problemi. Il nuovo P.U.C. di Genova prevede però, come anche riportato sul sito del Comune, che si deve anche tenere conto che Genova è una città multicentrica e che pertanto le aree storiche di questo multi centrismo devono essere recuperate e tutelate. 5) Il tracciato implicherebbe l’abbattimento di un certo numero di abitazioni e di insediamenti produttivi, nonché l’assoggettamento perenne dì un gran numero di abitazioni collocate esternamente alla fascia di rispetto dei 25/30 metri, all’aggravamento della attuale situazione della qualità dell’aria e dei livelli di rumore. Il tutto in aggiunta ad una quantità notevolissima di servitù di vario tipo già presenti sul territorio della Valpolcevera: due elettrodotti di alta tensione (Terna e Ferrovie), due tracciati autostradali, quattro linee ferroviarie, il parco ferroviario di smistamento di Genova-Campasso (attualmente in ristrutturazione e potenziamento), 27 manufatti di attraversamento del Polcevera, tra ponti stradali e ferroviari, viadotti e passerelle (in meno di 10 chilometri di lunghezza tra la foce del Polcevera e della parte bassa del Torrente Secca. 6) Le colline d’appoggio del viadotto di scavalcamento del Polcevera sono costituite da rocce argillitiche (Murta, Brasile, Geminiano) geologicamente fragili e soggette a movimenti franosi (V. cartelli apposti da parte del Comune di Genova - Sez. Protezione Civile nell’Agosto del 2009). (Rif.to Congresso Nazionale dei Geologi Italiani - Genova, Febbraio 2010). 7)Premesso quanto al punto 6) si rileva che il tracciato intersecherebbe sotto la collina di Murta, sebbene su livello altimetrico leggermente diverso, le due nuove gallerie ferroviarie previste nel progetto “Terzo Valico”. Dato che la collina di Murta, come riportato nella Carta Geologica della Valpolcevera, presenta diverse zone di instabilità, anche assumendo che si tratti di instabilità solo superficiali, è lecito chiedersi se non vi siano rischi di compromissione del territorio scavando nel sottosuolo della collina così tante gallerie. 8) I due progetti ricordati ai punti 5) e 6) implicherebbero la necessità di costituire almeno dieci grandi cantieri in Valpolcevera. In alcuni di questi cantieri, oltre alle attività specifiche, ed in particolare alla costruzione di conci in prefabbricato cementizio, vi sarebbero ovviamente arrivi e partenze di centinaia di autotreni per un periodo valutabile tra i dieci ed i quindici anni, con buona pace della qualità dell’aria, dei livelli di rumore e dell’appesantimento del traffico locale della vallata. 9) Lo scavo delle gallerie previste per la costruzione dell’opera implicherebbe la estrazione di oltre 10 milioni di metri cubi di roccia frantumata (“smarino”) da movimentare dalla imboccatura delle gallerie a mezzo “fangodotto” fino alla foce del Polcevera. Stoccato all’aperto in tale area il materiale verrebbe poi immesso in cassoni stagni ed affondato nel canale di calma delimitato tra il lato lungo dell’aeroporto ed il molo prospiciente.”. 10) Oltre cinque milioni di metri cubi di tale materiale sarebbero costituiti da rocce amiantifere in merito alla movimentazione delle quali c’è una vivissima preoccupazione per la pericolosità e nocività delle stesse nei confronti della salute umana (mesotelioma pleurico - Es. processi Eternit Torino /Casale Monf. - Sentenze pretore Guariniello). 11) Dal punto di vista del contenimento delle emissioni di anidride carbonica la realizzazione di un’opera che per collegare gli stessi due punti implica da parte di autoveicoli a  benzina/gasolio un tragitto di 28 km anziché di 13 km si commenta da sola. Con buona pace degli obiettivi del Protocollo di Kioto ( e del recente congresso di Cancún - Messico) che richiedono di far calare gradualmente, ma significativamente le emissioni entro il 2020/2025. Tutto ciò esposto ribadiamo inoltre la più ferma censura nei confronti degli assessorati competenti del Comune di Genova, che non solo non hanno predisposto un minimo di controllo di merito circa la bozza di progetto, ma che in molteplici occasioni hanno pervicacemente difeso l’impostazione di ASPI anche se, durante lo svolgimento del dibattito pubblico, tale progetto abbia raccolto, da parte di professionisti di livello nazionale quasi soltanto critiche e censure.

Qualche nome: Ing. Luigi Torrioni (Polinomia Srl di Milano), Dott. Alberto Santel (Torino - trasportista), Prof. Lorenzo Mussone (Politecnico di Milano), Prof. Paolo Beria (Politecnico di Milano), Prof. Mario Ponti (Politecnico di Milano), Paolo Rigamonti (Sezione Ligure dell Istituto Nazionale di Urbanistica - autore anche di uno studio pubblicato sul “Quaderno degli Attori”), Arch Maria Rosa Vittadini (iuav-Venezia), Arch Fabio Casiroli (Gruppo Renzo Piano - Genova), Arch. Alessandro Sinagra, Arch. Elio Vigna. Tutti tecnici invitati al dibattito da parte della Commissione o presenti agli incontri a titolo personale. Non ci resta quindi che invitare tutti coloro che, rimanendo seduti sulle loro poltrone, si dichiarano favorevoli al progetto, di volersi confrontare con la realtà recandosi sulla sommità dei Due Fratelli, o più agevolmente al Santuario della Madonna della Guardia o al passo della Bocchetta: dopo aver disteso lo sguardo dal monte al mare, ed osservando il panorama da Voltri alla Lanterna, persone di buon senso non infliggerebbero mai un ulteriore massacro a questa parte della città nella quale vivono oltre trecentomila genovesi.

Genovesi che in percentuale non trascurabile tutelano personalmente il territorio, curando con amore e passione il patrimonio del principale polmone verde di Genova. Evidentemente nei nostri governanti locali e nei rappresentanti di quei gruppi di potere cittadini che sostengono l’opera non esistono né il buon senso, né una decente sensibilità, ma forse soltanto superficialità e cinismo. Possono pertanto questi genovesi della Val Polcevera e del Ponente genovese sentirsi tutelati da tali governanti e percepire sentimenti di sodalità “comunale” da parte dei genovesi che risiedono ad est della Lanterna? La parola conclusiva di uno degli ultimi incontri del gruppo delle nazioni del “G20” è stata : “People First”, ovvero il popolo per prima cosa. Quale è la parola d’ordine dei governanti locali per il futuro di Genova e dei genovesi?

Coordinamento Comitati No-Gronda

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