No Gronda
14Dic/120

Comunicato al Secolo

C'è da rimanere sconcertati per i contenuti dell'intervento dell'Amministratore Delegato di Autostrade pubblicato nei giorni scorsi sul Secolo XIX.

Il concetto che vedrebbe "il prevalere dei diritti forti di pochi a dispetto degli interessi collettivi di molti" ha in sé del comico se fosse riferito ai (peraltro numerosi) cittadini contrari alla realizzazione dell'opera: quanto al cemento, lo stesso concetto è storicamente applicato dai "pochi" (chi ha dato i permessi a costruire e chi ha costruito) ai danni dei "molti" (i cittadini) che hanno subito un degradamento della loro qualità della vita e dell'ambiente e si sono ritrovati in cambio una città ostaggio di un oggettivo insanabile dissesto idrogeologico.

Tempo fa sul Secolo, rispetto alla Gronda, lo Stesso dichiarava in modo trionfale: "Sarà lo scavo più grande del mondo": l'interesse collettivo di molti è dunque quello di collocare sulla loro schiena un buco di dubbia utilità, ma di notevoli "misure"?

Si legge poi l'ennesimo tentativo di far passare "la scelta del dibattito pubblico" come la soluzione migliore (quale sarebbe la scelta? le conclusioni del Prof. Bobbio non identificano alcun tracciato, per cui la scelta l'hanno fatta altri), addirittura lo si fa con un poco riuscito riferimento al "Debat Publìc" alla Francese, che è sì da anni previsto dalla normativa di quel paese, ma si omette il fatto che proprio quella legge garantisce la discussione dell'opzione zero e concede dunque al pubblico la possibilità di discutere la necessità stessa dell'opera.

Perciò quale inutile farsa sarebbe far partecipare la cittadinanza ad un dibattito su un'opera che è "destinata ad incidere per decenni nella loro vita", senza voler neppure concedere loro la possibilità di dimostrare - dati alla mano - l'inutilità della stessa e lasciando campo libero a chi ha altri interessi?

Occorre inoltre rimarcare come la richiesta di confronto con l'opzione zero è stata avanzata più volte dai Comitati durante il Dibattito Pubblico, rimanendo ignorata, così come nello Studio di Impatto Ambientale di Autostrade non è stato dato seguito alla richiesta del Ministero dell'Ambiente di inserire il suddetto confronto (come previsto dal D.Lgs. 152/06); ora si vorrebbe quasi "istituzionalizzare" questa aberrazione.

La Gronda di Genova comporterà costi economici, ambientali e sociali insostenibili a fronte di una presunta "necessità", che sarebbe giustificata da proiezioni trasportistiche ampiamente opinabili e dall'assenza di una Analisi Costi Benefici che tenga conto del futuro assetto della mobilità genovese (anche alla luce delle opere attualmente in realizzazione).

L'unica "migliore soluzione possibile" è dunque non fare la Gronda, per destinare molto meno denaro al disegno di un futuro diverso per la nostra città; per questo i cittadini consapevoli non si faranno intimidire né da chi lancia certi avvertimenti conditi da infondate quanto allarmistiche previsioni di crolli, né da chi desideri togliere loro il diritto di informarsi e di unirsi per esporre le loro ragioni, in piazza come in ogni altra sede.

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